Le foto sono dedicate a "La canzone di Marinella" e a quelle donne che per De André prima di tutto sono persone, a prescindere da che nomea avessero che fossero prostitute, rom... l'essere umano prima di tutto sempre.
Grazietta Cazenove
“Bocca di Rosa” e la “Canzone di Marinella” sono tra i brani di F. De Andrè che amo di più e, proprio riascoltandole, ho realizzato ciò che simbolicamente volevo rappresentare nelle mie immagini.
“Bocca di Rosa” è la storia di una donna, tra l’altro realmente esistita e conosciuta dal cantautore, che ama l’amore in tutti i suoi aspetti. Per questo ho voluto mettere in primo piano il volto femminile e la rosa rossa, simbolo di passione e libertà. Sullo sfondo, il paesino di Sant’Ilario, dove tutto si svolge e in cui la disapprovazione moralistica e l’invidia hanno il sopravvento, coinvolgendo anche i gendarmi, simbolo del potere.
Nel tributo alla “Canzone di Marinella”, invece, ho messo a confronto due figure femminili: Marinella, appunto, che finalmente trova l’amore puro e profondo senza avere la possibilità di viverselo a causa del fato avverso, che le farà perdere la vita scivolando nelle acque di un fiume; acque che, nel mio quadro, contornano il viso della ragazza; poi, accanto a lei, c’è Andromaca, donna disperata ma forte, anch’essa in bilico costante tra passato e presente, che soffre per la perdita del marito Ettore e quindi del suo amore. Due donne accomunate dalla speranza e dalla passione ma, mentre Marinella, piegata da un destino tremendo, sale in cielo come una stella, Andromaca pare trovare ispirazione da quella stessa stella, pronta a rialzarsi e ad affrontare la vita come spesso le Donne sanno fare.
Fabrizio De Andre', Via della Povertà (Desolation row)
…Ofelia è dietro la finestra
mai nessuno le ha detto che è bella
è già una vecchia zitella
la sua morte sarà molto romantica
trasformandosi in oro se ne andrà
per adesso cammina avanti e indietro
(Testo italiano Fabrizio De André e Francesco De Gregori - Testo e musica di Bob Dylan)
Marinai che affollano un salone di bellezza, un commissario cieco che predice la sfortuna, una Cenerentola non più ritrosa e fuggitiva ma spavalda ed energica come Bette Davis, un Romeo che viene scacciato mentre fa la sua dichiarazione d'amore, il Buon Samaritano che affila la pietà come se fosse un'arma e la indossa come una maschera di carnevale, Mister Hyde in lacrime vedendo la sua parte cosiddetta sana "che ride nello specchio", un'Ofelia che si scopre zitella, un Albert Einstein "travestito da ubriacone", il fantasma dell'opera "vestito in abiti da prete", un Casanova che "sta per essere violentato", il dio del mare che si diverte a far scendere negli abissi il Titanic mentre il sole si sta alzando: sono alcuni dei personaggi di un mondo carnevalizzato, maschere di un teatrino dell'assurdo forse, ma rivelatori di un modo d'essere degli uomini: "è gente come tutti noi / non mi sembra che siano mostri / non mi sembra che siano eroi".
Traduzione del brano di chiusura del celebre album Highway 61 Revisited (1965) di Bob Dylan, il pezzo è il primo frutto della collaborazione tra De André e Francesco De Gregori che darà vita l'anno successivo a Volume VIII.
(Proprio durante le registrazioni di questo disco, nello studio a fianco sta registrando il suo nuovo disco da solista Dori Ghezzi, è l'inizio di una nuova e duratura relazione, che sfocerà nel matrimonio tra i due nel 1989)
Cassandra, profetessa inascoltata
È frequente l'attribuzione dell'appellativo "Cassandra" alle persone che, pur annunciando eventi sfavorevoli giustamente previsti, non vengono credute.
Cassandra era figlia di Ecuba e di Priamo.
Vi sono diverse versioni sull'origine del suo dono profetico. Secondo una prima versione, il giorno del compleanno di suo padre, fu celebrata una festa nel santuario di Apollo Timbreo. Cassandra e il fratello gemello Eleno, stanchi dal gioco, s'addormentarono mentre i loro genitori li dimenticarono, abbacinati dal vino. Il mattino seguente, Ecuba corse al tempio e urlò inorridita quando vide che i serpenti sacri stavano lambendo le orecchie dei bambini. I serpenti subito si ritrassero, da quel momento, Eleno e Cassandra praticarono l'arte profetica.
Secondo un'altra versione, la più famosa, Apollo, per guadagnare il suo amore, le donò la dote profetica ma, una volta ricevuto il dono, Cassandra rifiutò di concedersi a lui: adirato, il dio le sputò sulle labbra e con questo gesto la condannò a restare sempre inascoltata.
Nel mio lavoro la rappresento tra le mura della sua città, ella predisse che all'interno del cavallo di legno lasciato in dono dai Greci vi erano nascosti i soldati guidati da Ulisse ma nessuno le diede retta.
La città di Troia fu così conquistata dai greci, che le diedero fuoco, massacrandone i cittadini. Cassandra divenne quindi ostaggio di Agamennone e fu portata da lui a Micene. Giunta in città, profetizzò all'Atride la sua rovina, ma quest'ultimo non volle credere alle sue parole, cadendo così nella congiura organizzata contro di lui dalla moglie Clitemnestra e da Egisto, nella quale morì la stessa Cassandra.
Il Suonatore Jones per "Dark Blossom in un vortice di polvere"
gli altri vedevan siccità,
in un ballo di tanti anni fa.
vibrare di suoni, era il mio cuore
e allora perché coltivarla ancora,
Libertà l'ho vista dormire
protetta da un filo spinato.
Libertà l'ho vista svegliarsi
ogni volta che ho suonato
per un fruscio di ragazze
e la gente lo sa che sai suonare,
e ti piace lasciarti ascoltare.
Finii con i campi alle ortiche
finii con un flauto spezzato
Suzanne per "La lanterna di Suzanne"
Nel suo posto in riva al fiume
Suzanne ti ha voluto accanto
e ora ascolti andar le barche
ora vuoi dormirle accanto
si lo sai che lei è pazza
ma per questo sei con lei
e ti offre il the e le arance
che ha portato dalla Cina
e proprio mentre stai per dirle
che non hai niente da offrirle
e fa il fiume ti risponda
che da sempre siete amanti.
E tu vuoi viaggiarle insieme
vuoi viaggiarle insieme ciecamente
perchè sai che le hai toccato il corpo
il suo corpo perfetto con la mente.
finchè camminò sull'acqua
dalla sua torre di legno
e poi quando fu sicuro
che soltanto agli annegati
disse: Siate marinai finchè il mare vi libererà.
nella nostra mente lui non naufragò.
E tu vuoi viaggiarle insieme
vuoi viaggiarle insieme ciecamente
forse avrai fiducia in lui
perchè ti ha toccato il corpo con la mente.
ti accompagna lungo il fiume,
porta addosso stracci e piume
presi in qualche dormitorio
il sole scende come miele
su di lei donna del porto
tra la spazzatura e i fiori
scopri eroi tra le alghe marce
che si sporgono all'amore
e Suzanne regge lo specchio.
E tu vuoi viaggiarle insieme
vuoi viaggiarle insieme ciecamente
perchè sai che ti ha toccato il corpo
il suo corpo perfetto con la mente.
D'a mae riva per "Dalla mia riva"
solo il tuo fazzoletto chiaro
ma ti penso contro il sole
e so bene stai guardando il mare
un po' più largo del dolore
a questo baule da marinaio
due coperte e il mandolino
e un calamaio di legno duro
per poter baciare ancora Genova
sulla tua bocca in naftalina.
Clitennestra rappresenta una delle poche donne omeriche che reagisce al destino con egual determinazione, che è tanto vittima dei dolori più atroci quanto distributrice della medesima moneta di sangue.
Clitennestra è dunque donna, moglie, amante, madre, vittima e carnefice al tempo stesso.
Nacque sotto la maledizione di Afrodite che ne predisse il futuro di adultera.
Fu vittima della violenza più aberrante quando Agamennone le uccise il marito per motivi di guerra e conquista e ne massacrò figlio per pura brutalità, prima di prenderla in sposa.
Trascinata in una vita di puro e sordo dolore ed orrore, unica consolazione della donna fu la nascita di Ifigenia, tra i figli avuti da Agamennone.
Al momento di salpare per la guerra di Troia viene profetizzata la necessità di offrire Ifigenia in sacrificio ad Artemide per placarne l'ira nei confronti di Agamennone.
L'"amoroso" padre e marito non esita e, con l'inganno, sottrae Ifigenia alla madre e la immola. Solo la pietà della dea Artemide preserva la ragazza dalla morte e la sottrae ai suoi cari, ma la cosa rimane un segreto per tutti, compresa la madre.
Così salparono i Greci e Clitennestra rimase, svuotata e disperata, nuovamente a piangere il sangue del prorprio sangue creduto vittima delle odiose mani del marito Agamennone.
Allora, e nessuno potrà darle torto, la donna compì il proprio destino rendendosi rea di adulterio con Egisto insieme al quale meditò vendetta.
Il ritorno in patria di Agamennone, vincitore a Troia, finirà nel sangue: Clitennestra massacrerà tanto l marito quanto la sua nuova schiava ed amante Cassandra chiudendo un ulteriore ciclo di vita disgraziata e sfortunata.
Ho scelto Giovanna D'Arco di Cohen e De André per via della parafrasi di vita del personaggio narrato nella canzone, così atipico, vittima della storia oltre che sua protagonista. M'è piaciuta l'immagine del fuoco come unico sposo di questa fiera guerriera ed ho deciso di rappresentarla nell'unione con questa creatura volubile, mutevole, unica fine possibile per il tragico racconto della vita di un mito vivente, apice del suo unico possibile amore.
"[...]It was deep into his fiery heart
He took the dust of Joan of Arc,
And then she clearly understood
If he was fire, oh then she must be wood.
I saw her wince,
I saw her cry,
I saw the glory in her eye.
Myself I long for love and light,
But must it come so cruel, and oh so bright?"
Lorys Lane
Foto ispirata al personaggio di Penelope... l'ideale di donna del mondo omerico, un vero e proprio modello di comportamento, sintesi di bellezza, regalità, pudore, fedeltà e astuzia.
Per 20 lunghissimi anni, sostenuta unicamente dalla sua incrollabile speranza, continua ad attendere il ritorno dell'uomo che ama. Forse domani, o forse il giorno dopo ancora... lui tornerà...
(scattata a Winter Moon)
Foto ispirata dalla canzone "Verranno a chiederti del nostro amore" di F. De Andrè.
...Continuerai a farti scegliere... o finalmente sceglierai...
è ciò che la giovane donna, già segnata da illusioni e delusioni, continua a chiedersi...
(scattata ad Hazardous)
Minollo Menges
Foto ispirata da una celebre frase di De Andrè.
Certe volte mi chiedo se noi che cantiamo insieme al pubblico non siamo rimasti per caso un "club" di signorine romantiche che giocano a "palla a mano" fra le mura di un giardino di melograni mentre fuori la gente si sbrana.
L’eterno conflitto tra l’essere vittima o carnefice, l’illusione di avere un controllo totale di sè stessi e sugli altri, utilizzare il proprio corpo come panacea universale. Alla fine tutti ne escono sconfitti come esseri umani.
Tani Thor