giovedì 22 luglio 2010

Ally Aeon @ Tanalois



Due post in una sera, rischio il collasso psicologico... In effetti un pochino le manine (25 cm dalla punta del mignolo alla punta del pollice n.d.a.) mi tremano.
Sono salito a quota 700 e l'ossigeno un po' scarseggia e il mio avatar subisce, ancora, gli effetti nefasti della mia conduzione e si trova proiettato nel bailame di un altro opening, lo vedo un pochino sofferente, ma io lo ignoro.
Passo in rassegna le fotografie di Ally e rimango un poco interdetto dall'analogia con Abso.
Ritrovo qui un altro pezzo della realtà virtuale di SL.
Trovo dei ritratti intensi e profumati di tutto questo mondo, e ne riconosco il profilo tratteggiato nel quale si passa dall'estate all'inverno, dal giorno alla notte, intendendo anche gli scarti emozionali che sono "inclusi".
Ecco, quello che vedo nei lavori di Ally, è il riassunto ben concepito e ben realizzato, di tutti i possibili ambienti di SL.
Belli i colori che vanno a completare la scena e la rendono piena ed intensa nel rispetto dell'assetto complessivo ed in suo perfetto accordo.


Penso che sia una mostra piacevole da vedere e rivedere per poterne cogliere tutti gli aspetti andando da quelli più distanti da noi a quelli più vicini.


Al prossimo post.

Abso Saltkis @ Tanalois

Ormai sono diventato una specie di ectoplasma digitale, mi manifesto a giorni alterni ed in stretta correlazione con l'umidità dell'aria....
Sono cotto e rosolato come la famosa quaglia dell'altrettanto famosa attrice (Luciana Littizzatto n.d.a.) della ancor più famosa catena di super mercati (la Coop n.d.a.).
Il sole, per fortuna, non ci abbandona un attimo anche se sembra avere preso un po' troppo sul serio la faccenda delle ondate di calore che, non capisco perché, sembrano sciabordare ancor più impetuose e impietose proprio quando esco di casa io.
Passeggio placidamente per la land, talmente placidamente da rasentare lo svogliato.
Ma una vocina mi tormenta, anzi, mi rendo conto che la vocina è un IM del Direttore Mega galattico Aloisio Congrejo il quale mi ricorda che sono in dietro di un post/recensione... A quel punto scatta la crisi mistica e l'avatar del Direttore assume le sembianze dell'Arcangelo Gabriele, scena di fantozziana memoria... Costernato come non mai comincio una frenetica corsa contro il tempo per sfornare, al più presto, un post che possa riassumere una serata alla quale non sono riuscito a partecipare.
Mi spingo celermente oltre la soglia della mostra di Abso Zlatkis e non posso fare a meno di rimare sconcertato dalla presenza scenica dei volti.
Non bado a nulla.
La concentrazione fila liscia, come acqua su di un pendio, verso quegli sguardi così magnetici ed intensi.
La centralità delle proporzioni, e le proporzioni nella centralità... Si lo so che adesso mi credete ancora in preda alle "visioni", ma così non è.
Mi sposto al piano superiore e la meraviglia, se possibile, aumenta quando scopro questa splendida idea di inserire il gioco corpo umano-viso dell'avatar inserito nella copertina di "Vogue" e di "Men's health". Un autentico lampo di genio.
Una contestualizzazione diversa dal solito, che ci racconta anche un po', se vogliamo, l'intenzione di essere calati nel proprio tempo, la non estraneità ai canoni del nostro tempo.
Sotto quest'ottica, o punto di vista, tutto appare molto chiaro, molto nitido.
Appare una bella concatenazione di canoni estetici nostri che, in un modo o nell'altro, ci sono stati inculcati e proposti in mille salse e in mille modi e a me, detto in tutta sincerità, sembra di leggere una summa.
Sono quasi alla fine del mio tour guidato dalla mia fantasia quando un'altra vocina incombe nei miei pensieri... Oddio...
Completamente in preda al panico ed in maniera quasi precipitosa guardo gli IM per non cadere un'altra volta in trance. Fortunatamente è Tani che mi suggerisce, da buon Amministratrice Delegata, che se non riferisco dell'ottima musica suonata dallo stesso Abso, mi licenzia, e li per li mi sono fidato in pieno e trasmetto in copia fedele all'originale: "Ha anche suonato dell'ottima musica. Appropriata e perfetta all'orecchio".

Al prossimo post.

lunedì 19 luglio 2010

Maxsyd Mandel @ Tanalois

Ultimamente non sono molto in forma, anzi... Sono piuttosto fiacco ed affaticato.
Il sole picchia duro e sembra che da lassù senta e segua i copiosi e logorroici servizi dei telegiornali sul quanto sia caldo in questi giorni e sul quanto potrebbe esserlo... Mi abbandono alla noia post-industriale in cui i messaggi, creati per creare nuovi bisogni, diventano paranoia e ci logorano dentro gettandoci all'inseguimento di un non-io piuttosto ridicolo e violento.
Mi accendo una sigaretta "ammazza quanto fumo" è l'unico pensiero che mi passa per la testa; poco me ne importa e passo oltre, e torno anima e corpo in quella calura che il sole continua a rovesciarmi addosso.
La televisione ormai parla del tutto da sola, abbiamo litigato del tutto, il giorno in cui ha smesso di farmi vedere le vicissitudini di quel "demente" (non me ne voglia l'attore, ma chi lo ha inventato) che se ne va a zonzo per la pianura Emiliana al grido di "E' arrivato il marinoooooo !" perché mi ha privato di quella altrettanto stupida ribellione che mi era rimasta di rispondere "Chi se ne fregaaa !! Il marino noi ce lo abbiamo tutto l'anno e quel prosciutto, ormai, lo producete in laboratorio ! Altro che stagionatura !".
Nel mentre di tutto questo arzigogolare di meningi (o meglio quel che è rimasto delle mie meningi) la mia parte più intollerante ha fatto in modo e maniera di trovare rifugio nel mio alter-ego digitale.
Puuiki è tranquilla e sul radar non compare nessuno, salvo il mio pallino giallo che sembra indicare un avatar afflitto dall'ittero.
Mi rendo conto che ho acciaccato l'ennesima figuraccia, cedendo al sonno e saltando a piedi pari l'opening della mostra di Maxsyd Mandel... Povero Kaji, bersaglio inerme di tutte le mie nefandezze biologiche e non... Confesso... ancora assonnato nonostante le numerose ore di sonno (poco ristoratore) faccio due passi, languidamente, con passo felpato da niubbo mi aggiro per la land.
Mi si para davanti un buon numero di fotografie, non mi soffermo a contarle, sarebbe superfluo, ma mi soffermo a soppesare quello che mi piace. Mi scuso con chi mi reputa un buonista, o una fatina buona del cazzo ma mi riesce di vedere solo il lato che piace a me. Le critiche e le silurate le lescio ad altri.
Faccio la tara su di me e comincio a vedere una bella, bellissima profondità di campo. Come un bel respirone di pancia, fluido e potente.
E sento già il campo pulito dagli "spiattellamenti".
Oltre la fotografia, dentro la fotografia, ci vedo un gran bel ritratto di una realtà che, a prescindere dal luogo geografico in cui è stata scattata, è tutta italiana. Un po' Santa e un po' Puttana. Sullo stesso piano, sullo stesso livello.
Sensualtà delle forme, la bellezza tutta intorno, un aleggiare di profumi e odori delle nostre campagne, suoni e parole vere; di vecchiaia e giovinezza; il ritratto migliore di un paese che vorrebbe non dimenticarsi, orgoglioso del suo passato ma che non è in grado, a volte, di farlo emergere. Quello che vedo è il fulgido esempio di interpretare e tradurre dall' Italiano alla vulgata poetica e vera.

Al prossimo post.

martedì 13 luglio 2010

Redmoon Balut @ Tanalois

Fa un caldo terribile quaggiù nella bassa Romagnola, al caldo umido non ci si fa mai l'abitudine.
Come al solito loggo in SL e mi rendo conto che stavo per fare una figuraccia epica, di quelle che nemmeno una fustigazione in piazza riesce a cancellare l'onta provocata... Stavo per scordarmi dell' opening di Redmoon...
Come dicevo, nei paraggi di casa mia, anzi dentro casa mia, l'umidità ha preso la residenza e il caldo soffocante viene leggermente smorzato dal ventilatore che ormai è anch'egli preda della calura.
Mi aggiro silenzioso per la mostra e vengo immediatamente colpito dalla composizione dell'immagine, estremamente varia ed esplorativa.
In questa mostra dedicata all'eros e alla sfera femminile, la fanno da padrone immagini di nudo; immagini forti ed impegnative. Le tonalità di rosso, in tutta la sua gamma, ed in tutta pienezza, circondano un contenuto di fisionomie piene, rotonde che non hanno bisogno di sottolineature se non di quelle sospese nelle poesie da Redmoon stessa composte.
Mi trovo leggermente spiazzato nel dover passare "a fil di parola" le immagini di Redmoon perché sono costantemente in bilico tra il serio ed appropriato e lo sconcio e l'incomprensione.
Mi spiego.
E' difficile, nel mondo di oggi, discernere in maniera compiuta un nudo fine a se stesso da un nudo che porti un messaggio, un'impressione, un modo di essere.
Quello che leggo nelle immagini di Redmoon è una sensualità fiera, un modo di essere attrattivi pur non svendendosi, un modo di far pesare una fisicita importante senza scadere nella cafonaggine.
Basta poco, forse, basta un pizzico di saturazione, un pizzico buio in più; un tono blu per raffreddare la situazione per poi smentirsi con una linea verticale a ricordare il vero obiettivo: la maschilità quasi vile, che sta di sfondo, persa nella luce ambientale.
Dicevo prima della non necessità di sottolineature, della non necessità di rimarcare in modo pesante la rappresentazione dell'universo non tanto femminile, ma dell'universo "femmina" (concedetemi questa licenza) al quale un po' tutti noi apparteniamo a volte inconsapevolmente.
Sono delle non necessità che si avvertono quando l'immagine sembra finita, quando ciò che vediamo ci racconta precisamente quello che il nostro occhio vede: piacere, sofferenza, dissimulazioni, sofferenza nelle dissimulazioni, fierezza dell'essere femmina, la consapevolezza del corpo e dell'anima.

Al prossimo post.

P.S. : all'interno della mostra vivono 8 poesie composte da Redmoon che seguiranno la mostra nei suoi spostamenti.