lunedì 7 giugno 2010
Kei Kojishi @ Tanalois
E' già qualche ora che giro per casa, e si è appena conclusa una delle prime notti calde di questa primavera poco generosa di giornate di sole; ho appena finito il "giro delle finestre" e ogni angolo di casa è splendidamente irraggiato dal sole e rinfrescato da una leggera brezza marina, il tutto senza un idiota che scorrazzi gridando "è arrivato il marino" e la cosa mi rinfranca. Superato questo breve momento comico, mi accingo a quella cosa fondamentale per ogni italiano che si rispetti... il caffè.
Guardo ancora un poco fuori della verandina dietro casa e qualche piantina grassa mi regala i suoi fiori sbocciati.
Tra me e me penso di essere sufficientemente predisposto al bello quindi effettuo il log-in in SL.
Contrariamente al solito so precisamente cosa devo fare, vedere la mostra di Kei Kojishi.
Arrivo in land e comincio la mia esplorazione, lentamente mi aggiro per la mostra. Una lentezza in contrapposizione allo stile di Kei. Quasi violento nell'esporre la sua espressività.
Il soggetto tendenzialmente centrale, propone una vista egocentrica, al centro c'è il suo pensiero, il resto è cornice.
La fanno da padrone i temi scuri, le assenze di luce e le ombreggiature che si adagiano sulle pose più incisive.
Come già mi è capitato di leggere in altri artisti, specie fotografi, la scomposizione dell'immagine porta sempre a concentrare l'attenzione sui giochi di luce e ombra piuttosto che sui rapporti di forza. Le profondità di campo sono ampie e le sfocature sono quasi inesistenti rendendo la contestualizzazione del soggetto molto semplice, naturale, e allo stesso tempo lo tiene saldamente ancorato al centro dell'attenzione. Molte pose sono di una potenza evocativa incisiva, grazie ad un vago ma deciso utilizzo delle linee di forza dell'immagine.
Non so se tutto questo che ho detto e che sto per dire sia vero o meno, ma questo è quanto leggo dentro le opere di Kei.
In alcune immagini ci vedo un punto di contatto con i lati oscuri della coscienza, ed in altre il punto di contatto con la memoria che sarà.
Mi accendo una sigaretta... Questo vagare mi ha messo una certa inquietudine e ho bisogno di rilassarmi un attimo, in fondo è pur sempre mattina, le inquietudini che trasmettono alcune pose, sono straordinarie e non posso fare a meno di far correre lo sguardo sui toni rossi, sanguigni, circondati dall'oscurità.
La presenza scenica non è trascurabile in alcuni ritratti, un gioco di luci che lascia intendere una rappresentazione teatrale, un brano di una commedia noire in un frame; il tutto può essere semplicemente seguito come proposto dall'artista, ma può essere ricomposto in un crescendo stile "Bolero". Tutto molto interessante ed estremamente modulabile secondo le proprie inclinazioni.
Al prossimo post.
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