tKF - Lunedì 16 aprile-Mercoledì 2 maggio
Mercoledì 2 maggio ultimo giorno di visita per la mostra di Daco Monday alla tKF.
In essa l'autore ci illustra la sua visione ironica ed ammiccante di Second Life, che egli vive con allegria e a volte con malinconia, come egli stesso ci suggerisce nella sua notecard di presentazione e come - del resto - è giusto che sia.
Daco, a tal fine, dissemina l'installazione di "indizi" nemmeno tanto difficili da decifrare, in accordo alla sua concezione di un'arte spontanea e priva di cervellotiche elucubrazioni. C'è una scacchiera, simbolo del gioco di ruolo con risvolti sottilmente psicologici e con precise regole come la stessa SL; ci sono quadri-non quadri, aperti su illusioni prospettiche che raffigurano tutto e nulla; c'è una lanterna, appesa ad un improbabile pallone, che trattiene la luce senza spanderla intorno, come gelosa del proprio ruolo e ignara del proprio destino; c'è un proiettore che suggerisce un film di cui noi stessi - forse - siamo protagonisti; ci sono volti baffuti che continuamente mutano forma ed espressione, sorridendo ed irridendo alla nostra voglia di afferrare significati nascosti di chissacosa; ci sono ometti disarticolati che dispettosamente ci ostacolano lo sguardo ed il cammino; ci sono giocattoli aperti e sezionati della serie "vediamo-dentro-cosa-c'è"; ci sono pericolose reti di salvataggio ed innocui veleni.
Ma non è tutto. Alla fine dell'ideale percorso espositivo, ci accorgiamo che la visita non è finita. La "trick box" di Daco non si è ancora vuotata davanti ai nostri occhi, sembra suggerirci il teleport, e la curiosità di scoprire altre sorprese ci induce a trasferirci senz'altro al piano superiore. Qui ci attende "solo" una grande tromba che si staglia maestosa sullo sfondo del cielo nero, oltre a poche gocce come lacrime stillanti da una misteriosa sfera (un occhio nostalgico? un pianeta inesplorato come il mondo di emozioni nell'universo della nostra coscienza?).
Daco è un musicista e ci tiene a farcelo sapere, senza sotterfugi o cerebralismi, con l'idealizzazione mimimale ma di grande impatto emozionale del suo strumento di lavoro-gioco: la tromba, appunto, che con la sua semplice presenza ci parla di lui più di quanto possano fare le foto di se stesso con cui, con una punta di civetteria, egli ha tappezzato parte della sua installazione.
Non ci sono reconditi messaggi né sottigliezze comunicative, in conclusione, ma tutto è come appare: fantasia, gioco, voglia di divertire e - soprattutto - di divertirsi, voglia di stupire e - soprattutto - di stupirsi nel momento stesso dell'intuizione artistica; prerogativa, questa, della creatività ludica dei bambini, che si accostano al gioco sublimandolo in categoria estetica e modus vivendi. E come bambini Daco ci prende per mano e ci conduce nel suo luna-park incantato e visionario, sbalordendoci con i suoi effetti speciali che poi tanto speciali non sono, perché basta poco, a chi sa usare la bacchetta magica dell'arte, per trascinare nel suo mondo fantastico coloro che con animo vergine e scevro da intellettualismi di maniera si avvicinano alla sua opera.
Pinovit Pinion