Allegramente fottuto da questa opera in quanto "non so più quel che dico né quel che faccio !"
vado in giro per la land e, ad una certa quota di cazzeggiamento (si avete letto bene, per cazzeggiare sfrutto tutte e tre le dimensioni e finisco a volte per precipitarmi in quota) mi imbatto nella nuova installazione dei miei amici Daco Monday e Aloisio Congrejo che nell'occasione si sono fusi per diventare Daco Congrejo e Aloisio Monday.
L'imponenza dell'opera è stupefacente, ingombrante, piena. Occupa tanto spazio fuori per quanto ne occupa dentro.
Si chiama "B&W&C" che, col mio solito sarcasmo mi fa pensare ad una battuta che è meglio non ripetere.
Rinsavisco ma il cazzeggiamento è ancora padrone del mio avatar. Mi capita sempre più spesso.
La musica lounge non mi aiuta e il mio timido cervellino, oppresso anche dal caldo afoso della mia piattissima pianura, sbraca definitivamente e si butta dentro questa immersiva.
L'opera del mio amico Aloisio si fa sempre più dura, cattiva. Ti perseguita. Ti osserva e ti spacca nella tua intimità, ti lascia avvertire la pericolosa ridondanza di cui siamo tutti ammantati, quasi un mistico riecheggiare degli occhi che ci scrutano, ci opprimono senza volerlo.
E' un po' che mi accanisco rabbioso su questo concetto, come tutti gli esseri umani, detesti che mi venga sbattuta in faccia la verità e vedere una, seppur allegorizzata, proiezione di me sugli altri mi infastidisce.
Con questa stizza che permea e i miei occhi, scorgo l'ancora di salvataggio: Daco.
Finalmente una salvezza, un appiglio, un colore. Ma ecco il secondo visionario schiaffone che mi dice che quella che sto osservando è la realtà.
Daco con i suoi colori il suo nuovo essere visionario mi ribadisce che tutto gira attorno a noi, che non possiamo fermarlo, che la gabbia non è percepibile solo per il fatto che è in continuo moto contrario rispetto alla nostra percezione di movimento.
Per i nostri sensi ci stiamo muovendo... In realtà sono gli altri che si muovono, mossi da chi non si capisce ma noi siamo fermi nel nostro loop, inchiodati, forse anche da noi stessi.
Alla prossima follia.
Kaji.