giovedì 24 giugno 2010

Alexandra Mensing @ Tanalois







Il clima si fa più clemente nel mio piccolo paese della "fu" ridente riviera Romagnola, ed in questa serata tiepida di inizio estate mi aggiro pensieroso per Puuiki.
Questa sera apre la mostra di Alexandra Mensing, ironia della sorte arriva il tanto temuto marino..... No... E' uno scherzo. Un visitatore della mostra si chiama Marinu e, soprattutto non corre in giro per la mostra gridando "Sono arrivato !".
Messa da parte questa cnsiderazione psicopatologica da stress pubblicitario faccio due passi per la mostra, come mio solito, sigaretta alla mano, purtroppo, mi addentro nell'ennesimo viaggio all'insegna dell'espressività.
Noto subito l'abbondanza di colori e di intrecci.
Vengo attratto irrimediabilmente dalla cultura Giapponese ed inizio ad intravedere una marea di Enso sparsi in giro per la mostra.
Provo a spiegarmi rifacendomi ad una definizione semplice di Enso: "Guidati nel momento dello stato mentale del pittore- è possbile tracciare un poderoso e ben bilanciato Enso soltanto se si ha la mente chiara e libera da pensieri ed intenzioni. E' il vero momento della vuotaggine con pienezza. E' il riflesso del proprio stato interno di armonia"(tratto dahttp://sottoilciliegio.blogspot.com/2008/06/enso-il-cerchio-del-sumi.html n.d.a.)
Quindi rifacendomi a questa forma espressiva, vedo davanti a me tanti Enso dove lo stato di assoluta armonia dell'artista viene percepito dal fluire costante e armonioso dei colori, e la sua apertura al mondo dai menu che si aprono "al tocco" dell'opera.
Poche parole per definire una "rotondità" che regala qualche attimo ipnotico, qualche attimo di contatto con un fluire che va oltre il senso dell'opera.


L'unica vera difformità che colgo nelle opere, rispetto alla scarna definizione di Enso, è la "vuotaggine", infatti non abbiamo veramente uno spazio vuoto ad accoglierci dentro l'opera, ma uno spazio ben definito all'interno del quale fluttuare con opzione di lasciare al caso forma e fluire dei colori.



Al prossimo post

martedì 15 giugno 2010

Nexuno Thespian @ Tanalois





Sono immerso nel nostro florido appezzamento di terra dove coltiviamo opere d'arte ed esperienze di vita digitale in quantità industriali.
Fuori dalle vetrate del mio studio piove ancora, ma fortunatamente qui a Puuki il meteo segue i miei ordini e anche il sole piega i suoi raggi al mio volere, quindi setto mezzogiorno e mi godo la tintarella da frac del mio avatar, praticamente mani, piedi e faccia abbrustoliti e il resto candido come un lenzuolo.
Entro nell'edificio che ospita la mostra di Nexuno e vengo piacevolmente accolto da uno splendido effetto acqua sul pavimento addolcito da qualche centinaio di fiori gialli e rossi.
Qualche amico mi attende e ci salutiamo; sul mio cammino trovo il buon Lookatmy Back che tenta di rubarmi il lavoro commentando la tavolozza dei colori ma non mi lascio intimidire.
Da buon tecnico quale ha dimostrato di essere mi segna la traccia da seguire.
Il vero accento da seguire ed interpretare è la cromaticitò scelta e ricercata e raffinatamente incastonata nelle fotografie del nostro Ospite.
Sono colori che "naturalmente" in SL non esistono, come cieli viola, riflessi notturni azzurrati.
E' una spasmodica ricerca dell'artefatto nel virtuale.
Si colgono delle situazioni portate all'esasperazione, l'attimo colto che viene riproposto in una chiave diversa.


Per capire a fondo, occorre calarsi con le scarpe in SL e vedere con occhi critici la spasmodica ricerca della riproduzione del reale dentro il digitale, cieli sempre più sfumati, azzurri limpidi tersi, nubi sfilacciate o morbide come pecorelle, acque azzurre di verde smeraldo a perdita d'occhio... Ma... Cosa succederebbe se tutta questa perfezione venisse stravolta ?
La risposta a questa domanda la trovo nei lavori di Nexuno, persona simpatica, affabile che concede il proprio modo di non vedere.
Non fraintendete.... Lui ci vede benissimo, ma offre, secondo me, una proposta di non-luoghi digitali. Luoghi che nel metaverso non esistono, quindi un posto al di fuori della logica che diventa un non-posto. Tutti noi ci possiamo incontrare in quei luoghi.
Le tinte gliele mettiamo noi, con il nostro modo di vivere questa SL.



In questa ottica anche i nostri cieli si possono tingere di viola, possiamo trovare paesaggi urbani dai mille colori notturni, dalle mille sfumature e possiamo inventarci anche cose che non esistono come un passerotto albino.
Questa mostra ci riesce a far dimenticare gli scenari crepuscolari tristi (idea di Lookatmy Back n.d.a.), anzi, aggiungerei io, sono diametralmente opposti.



Non è usuale nemmeno la disposizione delle opere, fissate su enormi cubi di listelli di legno, inclinati e sparsi per lo stabile come se fossero dadi da gioco scaraventati sul tavolo verde, chi vince e chi perde non si può dire semplicemente perché non esistono. Il tavolo verde della vita è predisposto, e i fiori che lo decorano ci lasciano attendere la morbidezza delle foto di Nexuno.

Al prossimo post.

...si vive di ricordi.

Oggi dalle vetrate del mio studio americano si vedono solo nuvole. Tira una leggera brezza da terra così mi sento al sicuro dal cretino del prosciutto. Il marino per oggi se ne starà alla larga dal mio piccolo paesello di provincia sul finire della campagna e sull'inizio del mare. Si sente solo il profumo della pioggia e il frenire di alcuni pioppi in lontananza. Le mie moto mi guardano languidamente e, se non sapessi che non hanno motilità facciale, giurerei che mi stanno implorando di uscire. 1600 centimetri cubi e 200 cavalli in due, ognuna col suo carattere, pregi e difetti.
Vive a modo loro.
Viene da usare un linguaggio scurrile e violento per descriverle, quando il culo appoggia sulle loro selle e il feeling aumenta e cresce in maniera smisurata dopo le prime curve, non se ne può fare a meno; si sente la necessità di far emergere la loro indole.
Una più pacata, timida, che va stuzzicata, presa per mano e allungata in alto dove il motore diventa un ringhio e la cambiata alla marcia superiore diventa un colpo secco che si fa sentire sul piede e allunga gli steli della forcella anteriore...
L' altra cattiva sempre, incazzata, sgarbata che in piega chiama sempre tre cose: gas, culo fuori e ginocchio aperto quasi a sfiorare l' asfalto che ti induce sempre a interrogarti se stai guidando in strada o in pista.
Sono piccoli frammenti di memoria, sono schegge impazzite di giornate spese in collina tra un tornante e una curva in piena.
Sono ricordi.
I vasi della vita, dove risplendono tutti i fiori che i giorni ci ragalano, sono riempiti anche di queste cose. Sono il liquido che, come l'acqua, mantengono i fiori recisi; quei fiori che ci restano dentro qualsiasi cosa accada.
Sono ricordi che si adattano al contenitore, fluidi, che riempiono tutti gli interstizi dell'anima.
...ricordi....
In queste giornate dove una pioggia fine leviga tutto, spiana e pialla, le nubi avvolgono il cielo e i farmaci non assomigliano alla pioggia, non fanno il loro "mestiere" tutto assume valore di ricordo, un codice binario che ti scorre davanti agli occhi, in sovraimpressione al monitor e ti rendi conto che i cavalli del PC non possono assomigliare ai cavalli di quella bestia che ti osserva. E' forte l' istinto di aprire la porta e farla girare in mezzo al vento, alla pioggia, ai lampi e ai tuoni, per sentire addosso, anche solo per una frazione di secondo, quel luogo da dove sembra provenire: un girone infernale.
Ma è tutto un ricordo sovrapposto, traslucido.
La realtà è una poltrona, i farmaci, le formiche ai piedi e le anche che sembrano esplodere.
Un punteruolo che non curante del fatto che sotto ci sia la tua pelle, ti riga la carrozzeria, con sfregio e spregio.
Dall'inguine al ginocchio, andata e ritorno, via la pelle, via tutto quello che c'è dentro (cit. Marco Paolini da "Vajont-9 ottobre 1963 n.d.a.)
ma apri gli occhi, guardi in basso ed è ancora tutto al suo posto.
E' solo il ricordo perenne di un' altra giornata dove splendeva il sole e poteva essere l'ultimo.

Al prossimo post.

domenica 13 giugno 2010

Cari i miei Tanaloisini,

Vi allego il link dell'intervista della vincitrice del primo concorso di poesia targato Tanalois.

Un grazie a Lion Igaly per la sua disponibilità.

Buona lettura...:O)



http://slartit.ning.com/profiles/blogs/premiazione-del-primo-concorso

mercoledì 9 giugno 2010

Concorso di poesie @ Tanalois - Puuiki

Questa sera, come ho anticipato al Direttore Artisti Aloisio, voglio proporre un post "cinematografico".
Si è svolta nella nostra land la manifestazione di premiazione delle prime 3 classificate al concorso di poesia dedicato all'amore.
Inutile narrarvi le peripezie che hanno assillato il nostro Staff, la serata si è rivelata un successo, non grazie a me e ai miei epici strafalcioni.
Purtroppo l' assenza di un giurato di spessore come Daco Monday ha pesato nell' economia complessiva della serata poiché sarebbe stato graditissimo un suo intervento.
Contrariamente a quanto fatto durante la serata volevo ribadire il più sentito ed accorato ringraziamento a tutta la giuria:
Aliza Karu
Daco Monday
Helenita Arriaga
e ultima solo per ordine Desy Akina.
Durante i lavori per la composizione della classifica si sono comportati da veri professionisti, corretti, precisi e puntuali.
Detto questo non posso fare altro che rivolgermi a Florence Magnifico, che purtroppo era assente, per aver organizzato tutto fin nei minimi dettagli.
Vorrei ricordare anche gli ottimi sponsor che hanno reso possibile la premiazione in Linden Dollars: Aliza Karu Creations, G. Adore e QQ Fashion.
Ilianor Illios che ci ha stregati con la sua arpa ed ha disegnato il sentiero su cui ci siamo mossi, ha fatto danzare le nostre menti preparandole ad accogliere i componimenti.
Per dare ulteriore rilievo alle persone oltre che ai componimenti, tre bloggers si sono offerti di proporre sui loro spazi delle interviste/chiacchierate con gli autori per offrire degli spot sul making of e sulle "vite da poeti":
Lion Igaly
Thirza Ember

e Aliza Karu
Pubblico il testo integrale uscito dalla seduta plenaria della giuria:



Prima classificata

Grazie alla proprietà di linguaggio, della ritmica, del rispetto delle metriche e, non da ultimo, l' aderenza al tema proposto è meritevole a giudizio della giuria, il primo posto.

TRIBUTO A GARCIA LLORCA di Livia Furloug

Quando morirò
seppellitemi con le mani
nelle mani del mio Amore,
con lui nella tomba
vorrò stare.
Insieme per sempre
nella vita, nella morte.
Sempre insieme.
Il corpo muore,
l’anima rimane sempre,
vaga,
dove non lo so.
Eppure vorrò
stare così
con il mio Amore.
Quando morirò.



Seconda classficata


A parere della giuria, si è saputo presentare con metriche e vocabolario estremamente appropriato e originale sia nella forma che nel contenuto.


Nostalgia di Papero Saiz

Le parole sono diventate un peso
gli sguardi non illuminano più

il buio ricopre i nostri corpi
e li nasconde
le menti soffocano,
cercando un'aria che non c'è

dove sei?
puoi solo fuggire
vagare
perderti
mettere il mare tra te e il dolore

improvvisamente un giorno
vedrai il sole
dietro di te
ormai irraggiungibile


Terza classificata

Per l' intensità delle parole e dei concetti completamente aderenti al tema e per l' abile riproposizione di forme stilistiche tradizionali e sapientemente rispolverate.

IL MIO AMORE di Grazietta Cazenove

In questa mano,
ch’io ti porgo,
è racchiuso il mio amore.
Raccoglilo,
conservalo,
cullalo e dagli vigore,
perché quest’amore è delicato
come trama sottile di cristallo,
quest’amore è insicuro
come il cucciolo che al mondo s’affaccia,
quest’amore è profondo ed esigente
come burrascosa acqua cobalto dell’oceano.
Quest’amore che gioisce, che si dispera,
è il mio amore,
ch’io ti porgo.


Questi sono i lavori primi classificati.
Non è stato facile attribuire un punteggio ad ogni lavoro pervenuto perché ognuno a modo suo, ha saputo colpire nel segno il tema proposto.
Per parte mia la serata è stata una specie di cardiopalma estremo, un test sotto sforzo per il mio cuore che, visto il tema, per amore supremo non mi ha abbandonato.... Come un pugile suonato avevo Aloisio all'angolo che mi gridava "Non fa male ! Non fa male ! Coraggio Kaji ! Vaiiiiiiii "
Vorrei potervi raccontare dei mille dubbi che ci hanno assaliti fino agli ultimi minuti prima di iniziare, volevamo dare il massimo per questa sera e lo abbiamo dato.
Tani come al solito ci ha regalato una cornice di incommensurabile bellezza, adatta ad accogliere una serata di cuori sognatori, volatori, pensatori.... Insomma quanto di meglio si potesse chiedere per mettere a nudo il proprio sentimento.
Spira il marino qui a casa mia e per fortuna del cretino che urla "E' arrivato il marinoooooooooo !!" non c'è ancora traccia, anche perché è l' una di notte e un calcio negli stinchi non glielo caverebbe nessuno... Nonostante l'amore che io provo per il prosciutto pubblicizzato. Avrei potuto partecipare anche io con un "Ode al divin cosciotto di porcello" ma la delizia dei lavori proposti lo avrebbe sopraffatto in men che non si dica.
Ringrazio e ringraziamo nuovamente tutti, sinceramente e di cuore, specie i partecipanti che non ci aspettavamo fossero così numerosi.

Al prossimo post.

lunedì 7 giugno 2010

Kei Kojishi @ Tanalois




E' già qualche ora che giro per casa, e si è appena conclusa una delle prime notti calde di questa primavera poco generosa di giornate di sole; ho appena finito il "giro delle finestre" e ogni angolo di casa è splendidamente irraggiato dal sole e rinfrescato da una leggera brezza marina, il tutto senza un idiota che scorrazzi gridando "è arrivato il marino" e la cosa mi rinfranca. Superato questo breve momento comico, mi accingo a quella cosa fondamentale per ogni italiano che si rispetti... il caffè.
Guardo ancora un poco fuori della verandina dietro casa e qualche piantina grassa mi regala i suoi fiori sbocciati.
Tra me e me penso di essere sufficientemente predisposto al bello quindi effettuo il log-in in SL.
Contrariamente al solito so precisamente cosa devo fare, vedere la mostra di Kei Kojishi.
Arrivo in land e comincio la mia esplorazione, lentamente mi aggiro per la mostra. Una lentezza in contrapposizione allo stile di Kei. Quasi violento nell'esporre la sua espressività.
Il soggetto tendenzialmente centrale, propone una vista egocentrica, al centro c'è il suo pensiero, il resto è cornice.
La fanno da padrone i temi scuri, le assenze di luce e le ombreggiature che si adagiano sulle pose più incisive.
Come già mi è capitato di leggere in altri artisti, specie fotografi, la scomposizione dell'immagine porta sempre a concentrare l'attenzione sui giochi di luce e ombra piuttosto che sui rapporti di forza. Le profondità di campo sono ampie e le sfocature sono quasi inesistenti rendendo la contestualizzazione del soggetto molto semplice, naturale, e allo stesso tempo lo tiene saldamente ancorato al centro dell'attenzione. Molte pose sono di una potenza evocativa incisiva, grazie ad un vago ma deciso utilizzo delle linee di forza dell'immagine.
Non so se tutto questo che ho detto e che sto per dire sia vero o meno, ma questo è quanto leggo dentro le opere di Kei.
In alcune immagini ci vedo un punto di contatto con i lati oscuri della coscienza, ed in altre il punto di contatto con la memoria che sarà.




Mi accendo una sigaretta... Questo vagare mi ha messo una certa inquietudine e ho bisogno di rilassarmi un attimo, in fondo è pur sempre mattina, le inquietudini che trasmettono alcune pose, sono straordinarie e non posso fare a meno di far correre lo sguardo sui toni rossi, sanguigni, circondati dall'oscurità.
La presenza scenica non è trascurabile in alcuni ritratti, un gioco di luci che lascia intendere una rappresentazione teatrale, un brano di una commedia noire in un frame; il tutto può essere semplicemente seguito come proposto dall'artista, ma può essere ricomposto in un crescendo stile "Bolero". Tutto molto interessante ed estremamente modulabile secondo le proprie inclinazioni.


Al prossimo post.

venerdì 4 giugno 2010

La mattina

Quando penso alla mattina, non so il perché, mi viene sempre in mente il profumo della primavera. Rimango incantato, così, a cercare quel timido profumo di rugiada. Vivo vicino al mare e spesso, specie nei giorni di vento, questi due aromi si mescolano. Apro la finestra e non mi è stato mai ben chiaro se, quel gesto, sia più una apertura della mia mente o un esorcismo per attirare buoni propositi, ma tant'è che ormai è diventata una abitudine.
Accolta questa brezza, leggera e fresca quanto volete, mi dirigo verso la macchina del caffè, un piacere al quale non rinuncerei nemmeno per tutto l'oro del mondo. Prima lo guardo scendere dagli erogatori, con quella leggera schiuma color nocciola e non appena scorgo il vapore, ecco il profumo intenso.... Un cucchiaino di zucchero, lo mescolo quasi con timidezza, delicatamente, avvicino la tazza e il profumo diventa una bomba che mi accende i contatti della mente. E' qualche mese che sono nullafacente, cassaintegrato, e pigramente mi crogiolo in questa situazione, mi trascino un po' come un fantasma per casa e queste abitudini sono diventate una specie di molla per vivere normalmente la mia giornata anche se, piano piano, mi sto rendendo conto che si lavora per vivere e non si vive per lavorare e anche con pochi soldi si sta bene uguale, evitare di inserire la chiave della macchina nel quadro e accendere il motore non è che faccia stare male. Ho ancora due soli pensieri fissi la moto e la fotografia due cose che danno una grande senso di libertà a patto che non ci si metta sotto gli occhi indiscreti di critici figli di mignotta che non sono capaci di tenere per se le proprie opinioni.
Tutte queste considerazioni mi passano regolarmente per la testa, stimolandomi un ghigno che diventa impertinente davanti a ogni specchio. Ma per me gli specchi non sono un problema, non mi faccio la barba regolarmente si può dire da quando mi è spuntata, cosa che spesso mi è valsa qualche epiteto e che al tempo stesso mi ha dato il metro preciso di quanto io sia ancora "giovane uomo".
Uno spazio di quindici minuti tra il caffè e tutte queste considerazioni e, come vi ho descritto in altri post, accendo il mio Ronzinante, faccio il mio bel log-in in facebook e noto che come al solito, anche in orari mattutini improbabili, alcune amicizie RL a dir poco esecrabili, fanno capolino nella mia chat e con un fragore di tuono, nella mia testa parte un "Nooooooooo anche tu ti ci metti...." così ignoro deliberatamente e chiudo la pop-up della chat al grido di "Chi se ne frega....".
Faccio una rassegna stampa leggendo le ultime nefandezze dei politici e le ultime cazzate delle 6 della mattina di ufologi, amanti del New World Order che tanto deprecano ma in fondo lo amano perché se non esistesse nelle loro teste, probabilmente si sentirebbero inutili e sparerebbero al vicino di casa accusandolo di ordire strane trame per rubargli le ciliegie dall'albero.... anche in pieno inverno.
Bene.... anche oggi a quanto pare mi sono svegliato presto per vedere come inizia una brutta giornata (battuta spudoratamente copiata da Neri Marcorè) ma non è così. Ne sono convinto.
Devo solo trovare l' escamotage per rivelare il lato positivo... Ci provo... E ci riesco.
Dopo la seconda sigaretta spenta sulle brutte notizie dal mondo, faccio il log-in anche in SL, l'ora è ingrata e questo mondo digitale è popolato di Giapponesi e Orientali do ogni sorta, per carità, tutta ottima gente ma loro stanno all'inglese come io sto all'inglese il che rende le mie relazioni interpersonali, già ristrette, ad una cozzaglia di battiture tra traduttori sgangherati.
Tutto ciò mi fa sentire un pesce fuor d'acqua e mi induce a starmene per i fatti miei nella land, a Puuiki.
Faccio un bel ripassone di tutto quello che c'è esposto, ma uno su tutti mi colpisce sempre e so anche il perché.
Aloisio Congrejo.
Non voglio perdermi in disamine, analisi, letture... No, questa mattina no, ho ancora tutto con me: il profumo della primavera, il caffè... E qui in mezzo anche se non è in linea, qui in mezzo. tra prims, texture, cose che si muovono, cose che non capisco e che capisco. Qui adesso ho tutto. Dietro al monitor ho una famiglia e questo non me lo dimentico, ma dentro al monitor vedo un amico ed è questo che io leggo e porto con me di quello che vedo di e con Aloisio Congrejo.

giovedì 3 giugno 2010

Giovanna Cerise -&- Robin Moore @ Tanalois

E' stata una serata lunga, divertente e densa.
Arrivo in land da una serata organizzata dagli amici Imparafacile Runo ed Helenita Arriaga in cui mi sono trovato nell'improbabile ruolo di lettore, completato il teletrasporto mi trovo immerso nel tipico turbinio degli opening di Tanalois.
Il nostro Aloisio questa volta ci propone ben 2 artisti per un tandem navigato.
Si notano subito l'esperienza e l'espressività decisa di chi sa come gestire ed imprimere ai prim la propria nota.
Con la testa ancora un pochetto tra le nubi e la tensione della lettura in pubblico, che per me è sempre un po' uno stress, faccio qualche passo in mezzo alle opere a volte intrufolandomi proprio dentro, con la testa e con gli occhi e abbandono la mia indole di lettura fotografica ed inizio ad apprezzare i movimenti e la scompostezza dei movimenti.
Il realismo domina nell'opera di Giovanna, mentre l'astratto di Robin ci porta dentro l'essenza dei prim.
I due piani ci accompagnano in una introspezione della vita digitale facendocene apprezzare gli aspetti più reconditi sia dello studio delle funzionalità, inteso come applicazioni di texture, colori e script, sia come interpretazione delle possibilità con riflessi, inquadrature e passaggi di immagine e luci.

Al prossimo post.